Rispondo all'articolo che potete consultare qui.
Caro Oscar, non posso che rimanere ammirato per l’equilibrato e fine gioco retorico con cui ha imperlato il Suo intervento. Eppure, chissà per quale motivo, la tesi e le argomentazioni, condotte con una pretesa di consequenzialità che lascia molto a desiderare, stridono nelle mie orecchie come la tessera di un puzzle che si vuole inserire a forza nel settore sbagliato. Mi sento in forte imbarazzo nel risponderLe, non fosse che per il fatto di trovarmi a dire cose ovvie quanto banali, evidenze che per arcane ragioni non suscitano sufficiente sdegno. Suvvia, repetita iuvant!
Una domanda: di che cosa stiamo parlando esattamente? Se non sbaglio degli scandali in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Definiamo meglio, quantifichiamo la parola “scandalo”. Stiamo parlando dei retroscena della vita di un personaggio pubblico, detentore di poteri e responsabilità (anche morali) di grande rilevanza, in una posizione di totale incompatibilità con il suo ruolo. Magari la questione fosse semplicemente morale! Prendiamo in esame gli aspetti politici e giudiziari della vicenda, gli unici su cui ha senso condurre un’analisi rispettivamente politica e giudiziaria: l’individuo in questione, oltre ad essere accusato / assolto per prescrizione del reato / rinviato a giudizio / assolto per modifica della legge in diversi processi, incarnazione vivente del conflitto di interessi italiano, membro della loggia massonica P2, ecc… è relativamente agli ultimi fatti di cronaca indagato per prostituzione minorile e concussione, è manifestamente il cardine di una realtà di corruzione e clientelismo e infine risulta, proprio per la condotta privata di cui lui stesso ostenta con macismo l’eccezionalità, suscettibile di ricatto. Personalmente mi basta questo: un uomo che non si pone scrupoli nel confondere la propria vita privata con quella pubblica, che permette alle escort di entrare nelle sale del potere (laddove contemporaneamente, fin dal ’94, ha basato la propria campagna politica su un’immagine di uomo privato moralmente ineccepibile, industrioso e osservante delle tradizioni religiose), un uomo a cui chi ne abbia l’interesse può senza troppa difficoltà estorcere denaro e informazioni, non ha i requisiti per governarmi. Non c’è alcuna questione morale in tutto ciò.
La contraddizione non solo etica ma in primo luogo politica e giuridica che questo “perseguitato” dei nostri tempi ostenta ha un risvolto pericoloso. Da mesi l’attività parlamentare è del tutto ferma, se non orientata a legiferare per risolvere le impellenze personali del Cavaliere: la stessa presidente di Confindustria ha denunciato l’inadeguatezza dei poteri legislativo ed esecutivo nelle attività di riforma e di ripresa dalla crisi economica, nonché nella progettazione ed attuazione di piani di welfare e di sviluppo a lungo termine. Il fallimento della democrazia rappresentativa italiana, basata su una legge elettorale definita dal suo stesso ideatore “una porcata”, si è manifestato in tutte le sue inquietanti dimensioni: il plateale e svergognato trasformismo (14 dicembre, n.d.r.), l’immobilismo parlamentare, l’assenza di progetti politici (o la mancanza della loro attuazione nell’arco di 17 anni?), la povertà di competenze dei “referenti del popolo”, assoldati sulla base di discutibili meriti, sono una realtà, questa per davvero, che “mina la coesione sociale” e che va affrontata con urgenza e responsabilità. Con questi presupposti come si può invitare a perseguire il bene comune senza mettere in discussione lo status quo?

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