martedì 28 dicembre 2010

#18 - Requisitoria contro la sega mentale - testamento

"...io sto sempre a casa, esco poco, penso solo e sto in mutande."


Lancio una pubblica accusa alla sega mentale, o meglio allo stato mentale che prelude all'atto della sega.
La sega mentale non fa diventare ciechi - uccide. La sega mentale aliena. La sega mentale distorce il campo visivo, scambia i piani, confonde i volti.
Voi che amate crogiolarvi nei vostri viaggi di autocompiacimento - attenzione, non è pensiero - abbiate il coraggio di strofinare la carta-vetro sulla vostra faccia, non siate così egoisti. Scoprirete di avere attorno persone, altro da voi, non apparizioni sul vostro cammino. Loro. Scoprirete un mondo di imperfezioni, di contraddizioni, di banalità, una fiumana di uomini che in questo mondo ci sguazza.
Se vorrete davvero fare la differenza imparate a staccare la spina al momento giusto.
A voi lascio il gusto di pensare, di vedere oltre e simultaneamente il fenomeno, il piacere di scoprirvi qui e ora senza rinunciare al domani o al com'era ieri.
A voi lascio la scoperta dell'amore, se mai arriverà, quello che non avete mai potuto apprezzare dalla vostra trincea, troppo occupati a combattere contro voi stessi.

giovedì 23 dicembre 2010

#17 - Chicco se ne va


Una tastiera per sfogare il turbine di stanotte - hoilcodino.
Il filo della matassa si svolgerà da sé nel corso del discorso apparentemente senza direzione verso modulo.
Chicco se ne va.
Ci sono tanti modi per esprimere lo stesso concetto, tanti quanti sono i punti di vista, tanti quante sono le intenzioni primordiali, tanti quanti sono i punti che compongono una retta ideale.
Chicco se ne va parte domani - oggi - per l'Argentina. La condizione di assenza è circoscritta, dura 20 giorni.
Per 20 giorni Chicco sarà in Argentina.
Chicco parte domani, tra 20 giorni torna.
Chicco parte per l'Argentina.
Chicco ha 20 giorni per decidere se tornare in Italia o no.
Chicco ha 20 giorni per non scegliere.
Chicco ha già scelto. Chicco ha scelto di partire, domani non sarà qui, dopodomani?
Dopodomani non è domani, se ne parlerà al momento opportuno. Dopodomani non sarà qui, avrà visto, percepito, incontrato, scontrato, conquistato, bruciato, spento. E allora Chicco sceglierà di scegliere, qualunque cosa sceglierà.




Dovunque sei, quando mai leggerai, ti voglio bene, da fratello a fratello.

Io resterò qui. Ho nuova vita da cavalcare - e la cavalcherò, se è vero che credo nel mio nome.
Anche stasera ho conosciuto persone che vogliono intavolare un discorso, che hanno molto da dire.
Riconosco, non senza rabbia, che per dare una svolta alla propria vita a volte c'è bisogno di cambiare aria - e proprio questo però non implica la necessità di potare, e chi lo fa è fragile e/o umanamente insignificante, così piccolo, minuscolo. E ogni tanto meriterebbe di sentirselo dire. Continuo a irridere chi mi parla di "ottenere quello che si vuole nella vita" come una titanica impresa individuale, con tanto di addii e alienazione. Continuo a essere convinto di quanto sia insostituibile l'affetto. Continuo a considerare le persone degli affetti, imprescindibili, non mero molo d'attracco. Continuo a considerare gli uomini bandieruole al vento, libellule sorprese dalla bora, tutti accomunati dal fluire, tutti testimoni corporei della stessa ferita, tutti aventi ugualmente diritto alla compassione.
Fare la differenza, emanciparsi dal nulla, emergere, dare senso. Unico obiettivo - che non si può rimandare, che non si può accantonare. Quello che manca a volte è l'incontro, ma stavolta c'è stato. E conosci le persone con cui vuoi, puoi condividere un progetto, uno sforzo intellettuale, uno slancio. Con cui puoi urlare al nome di avanguardia artistica con audacia, soddisfazione, passione - senza scherno, impaccio sociale, senso di inadeguatezza. E' quando riprende a fluire il sangue che puoi gridare Amore, anche se l'amore manca. Penso equivalga a porre qualcosa al di sopra di sé, rinunciare a ciò che conosci per ciò che non conosci, camminare con la schiena diritta e lo sguardo più in là, oltre la siepe che tanto guardo all'occhio preclude.

Stasera ho posto sul ring essere e dover essere. I bookmakers danno l'imperativo categorico 5 a 2, ma il match è ancora lungo.
Stasera ho riconosciuto la donna della mia vita, il mio termine di confronto, la mia carta di identità, il mio riferimento, vitale, il mio affetto imprescindibile, la mia amica di sempre. Stasera ho stabilito le mie priorità e so che in cima c'è lei.

Comunque vadano le cose, questo è chiaro.
Chicco, scrivimi da lì, ci conto.

Ti amo Adriana,
Kim

(vedi alla voce "dichiarazione di intenti")

sabato 11 dicembre 2010

#16 - Ti amo Adriana.

Penso all'Islanda. Penso a come sarebbe sensato fuori da qui.
Society, you're a crazy breed 
I hope you're not lonely without me.
Vorrei risalire i fiumi come un salmone piuttosto.

















Ora il commissario Kim e il comandante Ferriera camminano soli per la montagna buia, diretti a un altro accampamento.  
- Ti sei convinto che è uno sbaglio, Kim? — dice Ferriera.
Kim scuote il capo: - Non è uno sbaglio, - dice.
- Ma sì, - fa il comandante. - È stata un'idea sbagliata la tua, di fare un distaccamento tutto di uomini poco fidati, con un comandante meno fidato ancora. Vedi quello che rendono. Se li dividevamo un po' qua un po' là in mezzo ai buoni era più facile che rigassero dritti.
Kim continua a mordersi i baffi: - Per me, - dice, - questo è il distaccamento di cui sono più contento.
Ci manca poco che Ferriera perda la sua calma: alza gli occhi freddi e si gratta la fronte: - Ma Kim, quando la capirai che questa è una brigata d'assalto, non un laboratorio d'esperimenti? Capisco che avrai le tue soddisfazioni scientifiche a controllare le reazioni di questi uomini, tutti in ordine come li hai voluti mettere, proletariato da una parte, contadini dall'altra, poi sottoproletari come li chiami tu... Il lavoro politico che dovresti fare, mi sembra, sarebbe di metterli tutti mischiati e dare coscienza di classe a chi non l'ha e raggiungere questa benedetta unità... Senza contare il rendimento militare, poi...  
Kim ha difficoltà a esprimersi, scuote il capo: - Storie, - dice, - storie. Gli uomini combattono tutti, c'è lo stesso furore in loro, cioè non lo stesso, ognuno ha il suo furore, ma ora combattono tutti insieme, tutti ugualmente, uniti. Poi c'è il Dritto, c'è Pelle... Tu non capisci quanto loro costi... Ebbene anche loro, lo stesso furore... Basta un nulla per salvarli o per perderli... Questo è il lavoro politico... Dare loro un senso...  
Quando discute con gli uomini, quando analizza la situazione, Kim è terribilmente chiaro, dialettico. Ma a parlargli cosi, a quattrocchi, per fargli esporre le sue idee, c'è da farsi venire le vertigini. Ferriera vede le cose più semplici: - Ben, diamoglielo questo senso, quadriamoli un po' come dico io. 
Kim si soffia nei baffi: - Questo non è un esercito, vedi, da dir loro: questo è il dovere. Non puoi parlar di dovere qui, non puoi parlare di ideali: patria, libertà, comunismo. Non ne vogliono sentir parlare di ideali, gli ideali son buoni tutti ad averli, anche dall'altra parte ne hanno di ideali. Vedi cosa succede quando quel cuoco estremista comincia le sue prediche? Gli gridano contro, lo prendono a botte. Non hanno bisogno di ideali, di miti, di evviva da gridare. Qui si combatte e si muore cosi, senza gridare evviva. 
- E perché allora? - Ferriera sa perché combatte, tutto è perfettamente chiaro in lui. - Vedi, - dice Kim, - a quest'ora i distaccamenti cominciano a salire verso le postazioni, in silenzio. Domani ci saranno dei morti, dei feriti. Loro lo sanno. Cosa li spinge a questa vita, cosa li spinge a combattere, dimmi? Vedi, ci sono i contadini, gli abitanti di queste montagne, per loro è già più facile. I tedeschi bruciano i paesi, portano via le mucche. È la prima guerra insospettati. Poi chi c'è ancora? Dei prigionieri stranieri, scappati dai campi di concentramento e venuti con noi; quelli combattono per una patria vera e propria, una patria lontana che vogliono raggiungere e che è patria appunto perché è lontana. Ma capisci che questa è tutta una lotta di simboli; che uno per uccidere un tedesco deve pensare non a quel tedesco umana la loro, la difesa della patria, i contadini hanno una patria. Cosi li vedi con noialtri, vecchi e giovani, con i loro fucilacci e le cacciatore di fustagno, paesi interi che prendono le armi; noi difendiamo la loro patria, loro sono con noi. E la patria diventa un ideale sul serio per loro, li trascende, diventa la stessa cosa della lotta: loro sacrificano anche le case, anche le mucche pur di continuare a combattere. Per altri contadini invece la patria rimane una cosa egoistica: casa, mucche, raccolto. E per conservare tutto diventano spie, fascisti; interi paesi nostri nemici... Poi, gli operai. Gli operai hanno una loro storia di salari, di scioperi, di lavoro e lotta a gomito a gomito. Sono una classe, gli operai. Sanno che c'è del meglio nella vita e che si deve lottare per questo meglio. Hanno una patria anche loro, una patria ancora da conquistare, e combattono qui per conquistarla. Ci sono gli stabilimenti giù nelle città, che saranno loro; vedono già le scritte rosse sui capannoni e bandiere alzate sulle ciminiere. Ma non ci sono sentimentalismi, in loro. Capiscono la realtà e il modo di cambiarla. Poi c'è qualche intellettuale o studente, ma pochi, qua e là, con delle idee in testa, vaghe e spesso storte. Hanno una patria fatta di parole, o tutt'al più di qualche libro. Ma combattendo troveranno che le parole non hanno più nessun significato, e scopriranno nuove cose nella lotta degli uomini e combatteranno cosi senza farsi domande, finché non cercheranno delle nuove parole e ritroveranno le antiche, ma cambiate, con significati ma a un altro, con un gioco di trasposizioni da slogare il cervello, in cui ogni cosa o persona diventa un'ombra cinese, un mito?  
Ferriera arriccia la burba bionda; non vede nulla di tutto questo, lui. - Non è così - dice. 
- Non è cosi, — continua Kim, - lo so anch'io. Non è cosi. Perché c'è qualcos'altro, comune a tutti, un furore. Il distaccamento del Dritto: ladruncoli, carabinieri, militi, borsaneristi, girovaghi. Gente che s'accomoda nelle piaghe della società, e s'arrangia in mezzo alle storture, che non ha niente da difendere è niente da cambiare. Oppure tarati fisicamente, o fissati, o fanatici. Un'idea rivoluzionaria in loro non può nascere, legati come sono alla ruota che li macina. Oppure nascerà storta, figlia della rabbia, dell'umiliazione, come negli sproloqui del cuoco estremista. Perché combattono, allora? Noia hanno nessuna patria, né vera né inventata. Eppure tu sai che c'è coraggio, che c'è furore anche in loto. È l'offesa della loro vita, il buio della loro strada, il sudicio della loro casa, le parole oscene imparate fin da bambini, la fatica di dover essere cattivi. E basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell'anima e ci si trova dall'altra parte, come Pelle, dalla brigata nera, a sparare con lo stesso furore, con lo stesso odio, contro gli uni o contro gli altri, fa lo stesso. 
Ferriera mugola nella barba: - Quindi, lo spirito dei nostri... e quello della brigata nera... la stessa cosa?... 
- La stessa cosa, intendi cosa voglio dire, la stessa cosa... - Kim s'è fermato e indica con un dito come se tenesse il segno leggendo; - la stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto, quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere conia stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c'è la storia. C'è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall'altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m'intendi? uguale al loro, va perduto, tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un'umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L'altra è la parte dei gesti perduti; degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell'odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi. Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l'operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l'uomo contro l'uomo.  
Di Ferriera, nel buio, si vedono l'azzurro degli occhi e il biondo della barba: scuote il capo. Lui non conosce il furore: è preciso come un meccanico e pratico come un montanaro, la lotta è una macchina esatta per lui, una macchina di cui si sa il funzionamento e lo scopo. - Pare impossibile, - dice, - pare impossibile che con tante balle in testa tu sappia fare il commissario come si deve e parlare agli uomini con tanta chiarezza. 
A Kim non dispiace che Ferriera non capisca: agli uomini come Ferriera si deve parlare con termini esatti, « a, bi, ci » « deve dire, le cose sono sicure o sono « balle », non ci sono zone ambigue ed oscure per loro. Ma Kim non pensa questo perché si creda superiore a Ferriera: Il suo punto d'arrivo è poter ragionate come Ferriera, non aver altra realtà all'infuori di quella di Ferriera, tutto il resto non serve. 
- Ben. Ti saluto -. Sono giunti a un bivio. Ora Ferriera andrà dal Gamba e Kim da Baleno. Devono ispezionare tutti i distaccamenti quella notte, prima della battaglia e bisogna che si separino. Tutto il retto non serve. Kim cammina solo per i sentieri, con appesa alla spalla quell'arma smilza che sembra una stampella rotta: lo sten. Tutto il resto non serve. I tronchi nel buio hanno strane forme umane. L'uomo porte dentro in sé le sue paure bambine per tutta la vita. « Forse, - pensa Kim, - se non fossi commissario di brigata avrei paura. Arrivare a non aver più paura, questa è la meta ultima dell'uomo ». Kim è logico, quando analizza con i commissari la situazione dei distaccamenti, ma quando ragiona andando da solo per i sentieri, le cose ritornano misteriose e magiche, la vita degli uomini piena di miracoli. Abbiamo ancora la testa piena di miracoli e di magie, pensa Kim. Ogni tanto gli sembra di camminare in un mondo di simboli, come il piccolo Kim in mezzo all'India, nel libro di Kipling tante volte riletto da ragazzo. 

« Kim... Kim... Chi è Kim?... » Perché lui cammina quella notte per la montagna, prepara una battaglia, ha ragione di vite e di morti, dopo la sua melanconica infanzia di bambino ricco, dopo la sua scialba adolescenza di ragazzo timido? A volte gli sembra d'essere in preda a furibondi squilibri, d'agire in preda all'isteria. No, i suoi pensieri sono logici, può analizzare ogni cosa con perfetta chiarezza. Ma non è un uomo sereno. Sereni erano i suoi padri, i grandi padri borghesi che creavano la ricchezza. Sereni sono i proletari che sanno quel che vogliono, i contadini che ora vegliano di sentinella ai loro paesi, sereni sono i sovietici che hanno deciso tutto e ora fanno la guerra con accanimento e metodo, non perché sia bello, ma perché bisogna. I bolscevichi! L'Unione Sovietica forse è già un paese sereno. Forse non c'è più miseria umana, laggiù. Sarà mai sereno, lui, Kim? Forse un giorno si arriverà ad essere tutti sereni, e non capiremo più tante cose perché capiremo tutto. Ma qui gli uomini hanno occhi torbidi e facce ispide, ancora, e Kim è affezionato a questi uomini, al riscatto che si muove in loro. Quel bambino del distaccamento del Dritto, come si chiama? Pin? Con quello struggimento di rabbia nel viso lentigginoso, anche quando ride... Dicono sia fratello di una prostituta. Perché combatte? Non sa che combatte per non essere più fratello di una prostituta. E quei quattro cognati « terroni » combattono per non essere più dei «terroni», poveri emigrati, guardati come estranei. E quel carabiniere combatte per non sentirsi più carabiniere, sbirro alle costole dei suoi simili. Poi Cugino, il gigantesco, buono e spietato Cugino... dicono che vuole vendicarsi d'una donna che l'ha tra-dito... Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo. Anche Ferriera? Forse anche Ferriera: la rabbia a non poter fare andare il mondo come vuoi lui Lupo Rosso, no: per Lupo Rosso tutto quel che vuole è possibile. Bisogna fargli volere delle cose giuste: questo è lavoro politico, lavoro da commissario. E imparare che è giusto quello che lui vuole: anche questo è lavoro politico, lavoro da commissario. Un giorno forse io non capirò più queste cose, pensa Kim, tutto sarà sereno in me e capirò gli uomini in tutt'altro modo, più giusto, forse. Perché: forse? Bene, io allora non dirò più forse, non ci saranno più forse in me. E farò fucilare il Dritto. Adesso sono troppo legato a loro, a tutte le loro storture. Anche al Dritto: io so che il Dritto deve soffrire terribilmente, per quel suo puntiglio di fare la carogna a tutti i costi. Non c'è nulla più doloroso al mondo di essere cattivi. Un giorno da bambino mi rinchiusi in camera per due giorni senza mangiare. Soffrii terribilmente ma non aprii e dovettero venire a prendermi con una scala dalla finestra. Avevo una voglia enorme d'essere compatito. Il Dritto fa lo stesso. Ma sa che lo fucileremo. Vuole esser fucilato. È una voglia che prende alle volte, agli uomini. E Pelle, cosa farà a quest'ora, Pelle? Kim cammina per un bosco di larici e pensa a Pelle laggiù nella città, con la testa da morto sul berretto, che gira di pattuglia per il coprifuoco. Sarà solo, Pelle, con il suo odio anonimo, sbagliato, solo col suo tradimento che gli rode dentro e lo fa essere ancora più cattivo per giustificarsi. Sparerà raffiche ai gatti, nel coprifuoco, con rabbia, e i borghesi sussulteranno nei letti, svegliandosi agli spari. Kim pensa alla colonna di tedeschi e fascisti che forse stanno già avanzando su per la vallata, verso l'alba che porterà la morte a dilagare su di loro, dalle creste delle montagne. È la colonna dei gesti perduti: ora un soldato svegliandosi a uno scossone del camion pensa: ti amo, Kate. Tra sei, sette ore morirà, lo uccideremo; anche se non avesse pensato: ti amo, Kate, sarebbe stato lo stesso, tutto quello che lui fa e pensa è perduto, cancellato dalla storia. Io invece cammino per un bosco di larici e ogni mio passo è storia; io penso: ti amo, Adriana, e questo è storia, ha grandi conseguenze, io agirò domani in battaglia come un uomo che ha pensato stanotte: « ti amo, Adriana ». Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano. Certo io potrei adesso invece di fantasticare come facevo da bambino, studiare mentalmente i particolari dell'attacco, la disposizione delle armi e delle squadre. Ma mi piace troppo continuare a pensare a quegli uomini, a studiarli, a fare delle scoperte su di loro. Cosa faranno «dopo», per esempio? Riconosceranno nell'Italia del dopoguerra qualcosa fatta da loro? Capiranno il sistema che si dovrà usare allora per continuare la nostra lotta, la lunga lotta sempre diversa del riscatto umano? Lupo Rosso lo capirà, io dico: chissà come farà a metterlo in pratica, lui cosi avventuroso e ingegnoso, senza più possibilità di colpi di mano ed evasioni? Dovrebbero essere tutti come Lupo Rosso. Dovremmo essere tutti come Lupo Rosso. Ci sarà invece chi continuerà col suo furore anonimo, ritornato individualista, e perciò sterile: cadrà nella delinquenza, la grande macchina dai furori perduti, dimenticherà che la storia gli ha camminato al fianco, un giorno, ha respirato attraverso i suoi denti serrati. Gli ex fascistidiranno: i partigiani! Ve lo dicevo io! Io l'ho capito subito! E non avranno capito niente, né prima, né dopo. Kim un giorno sarà sereno. Tutto è ormai chiaro in lui: il Dritto, Pin, i cognati calabresi. Sa come comportarsi con l'uno e con l'altro, senza paura né pietà. Alle volte camminando nella notte le nebbie degli animi gli si condensano intorno, come le nebbie dell'aria, ma lui è un uomo che analizza, « a, bi, ci », dirà ai commissari di distaccamento, è un « bolscevico », un uomo che domina le situazioni. Ti amo, Adriana. La valle è piena di nebbie e Kim cammina su per una costiera sassosa come sulle rive di un lago. I larici escono dalle nuvole come pali per attraccare barche. Kim... Kim... chi è Kim? Il commissario di brigata si sente come l'eroe del romanzo letto nella fanciullezza: Kim, il ragazzo mezzo inglese mezzo indiano che viaggia attraverso l'India col vecchio Lama Rosso, per trovare il fiume della purificazione. Due ore fa parlava con quel barabba del Dritto, con il fratellino della prostituta, ora arriva al distaccamento di Baleno, il migliore della Brigata. C'è la squadra dei russi, con Baleno, ex prigionieri scappati dai lavori di fortificazione del confine. - Chi va là! È la sentinella: un russo. Kim dice il suo nome.
- Portare novità, commissario?
È Aleksjéi, figlio d'un mugik, studente in ingegneria.
- Domani c'è battaglia, Aleksjéi.
- Battaglia? Cento fascisti kaput?
- Non so quanti kaput, Aleksjéi. Non so bene neanche quanti vivi.
- Sali e tabacchi, commissario.

Sali e tabacchi è la frase italiana che ha fatto più impressione su Aleksjéi, la ripete sempre come un intercalare, un augurio.
- Sali e tabacchi, Aleksjéi.
Domani sarà una grande battaglia. Kim è sereno. « A, bi, ci », dirà. Continua a pensare: ti amo, Adriana. Questo, nient'altro che questo, è la storia.
(cap. IX, "Il sentiero dei nidi di ragno", Italo Calvino) 


martedì 7 dicembre 2010

#15 - Appello extra-ordinario

Voglio condividere la lettera firmata da un gruppo di intellettuali, tra cui Noam Chomsky, scritta in difesa di Julian Assange. Perché non divenga un martire, perché non venga estradato nel silenzio generale.


Stiamo assistendo al giudizio di una persona coraggiosa, da una parte impotenti, dall'altra parte responsabili fino alla radice della nostra coscienza.




(Da http://www.brogi.info/2010/12/preoccupazione-per-larresto-di-assange-lettera-degli-intellettuali-usa-con-chomsky-in-testa-al-premier-australiano.html)


Un gruppo di intellettuali americani, fra cui Noam Chomsky, ha firmato una lettera in favore di Assange, diretta al premier australiano, Julia Gillard. Chomsky, docente di linguistica al MIT (Massachusetts Institute of Technology), molto critico con la politica estera statunitense, si è unito a un gruppo di decine di esponenti del mondo intellettuale australiano (scrittori, giornalisti e avvocati). I firmatari guidatri da Jeff Sparrow, editore, e Lizzie O’Shea, giurista, si dicono “gravemente preoccupati” per la sicurezza del 39enne australiano e chiedono al governo di affermare pubblicamente l’impegno a tutelare la libertà di comunicazione e i diritti fondamentali di Assange. La lettera aperta chiede anche al premier di fornire sostegno ad Assange e di “compiere tutto quanto in suo potere per garantire che vengano rispettati i diritti fondamentali” del fondatore di WikiLeaks nei procedimenti giudiziari che lo riguardano.

Jeff Sparrow and Elizabeth O’Shea
Editor’s note: There’s no doubt that WikiLeaks and its figurehead-on-the-run Julian Assange are among the hottest items for discussion on the planet right now.
Feelings are running high, and many in this country take the view that the Australian Government ought do more to assist its vilified, beleaguered citizen.
Assange has become a cause celebre, as evidenced by the signatories to this open letter, a who’s who of sorts, from Noam Chomsky to Helen Garner…
We wrote the letter below because we believe that Julian Assange is entitled to all the protections enshrined in the rule of law – and that the Australian Government has an obligation to ensure he receives them.
The signatures here have been collected in the course of a day-and-a-half, primarily from people in publishing, law and politics. The signatories hold divergent views about WikiLeaks and its operations. But they are united in a determination to see Mr Assange treated fairly.
We know that many others would have liked to sign. But given the urgency of the situation, we though it expedient to publish now rather than collect more names.
If, however, you agree with the sentiments expressed, we encourage you to leave your name in the comments section.
Dear Prime Minister,
We note with concern the increasingly violent rhetoric directed towards Julian Assange of WikiLeaks.
“We should treat Mr Assange the same way as other high-value terrorist targets: Kill him,” writes conservative columnist Jeffrey T Kuhner in the Washington Times.
William Kristol, former chief of staff to vice president Dan Quayle, asks, “Why can’t we use our various assets to harass, snatch or neutralize Julian Assange and his collaborators, wherever they are?”
“Why isn’t Julian Assange dead?” writes the prominent US pundit Jonah Goldberg.
“The CIA should have already killed Julian Assange,” says John Hawkins on the Right Wing News site.
Sarah Palin, a likely presidential candidate, compares Assange to an Al Qaeda leader; Rick Santorum, former Pennsylvania senator and potential presidential contender, accuses Assange of “terrorism”.
And so on and so forth.
Such calls cannot be dismissed as bluster. Over the last decade, we have seen the normalisation of extrajudicial measures once unthinkable, from ‘extraordinary rendition’ (kidnapping) to ‘enhanced interrogation’ (torture).
In that context, we now have grave concerns for Mr Assange’s wellbeing.
Irrespective of the political controversies surrounding WikiLeaks, Mr Assange remains entitled to conduct his affairs in safety, and to receive procedural fairness in any legal proceedings against him.
As is well known, Mr Assange is an Australian citizen.
We therefore call upon you to condemn, on behalf of the Australian Government, calls for physical harm to be inflicted upon Mr Assange, and to state publicly that you will ensure Mr Assange receives the rights and protections to which he is entitled, irrespective of whether the unlawful threats against him come from individuals or states.
We urge you to confirm publicly Australia’s commitment to freedom of political communication; to refrain from cancelling Mr Assange’s passport, in the absence of clear proof that such a step is warranted; to provide assistance and advocacy to Mr Assange; and do everything in your power to ensure that any legal proceedings taken against him comply fully with the principles of law and procedural fairness.
A statement by you to this effect should not be controversial – it is a simple commitment to democratic principles and the rule of law.
We believe this case represents something of a watershed, with implications that extend beyond Mr Assange and WikiLeaks. In many parts of the globe, death threats routinely silence those who would publish or disseminate controversial material. If these incitements to violence against Mr Assange, a recipient of Amnesty International’s Media Award, are allowed to stand, a disturbing new precedent will have been established in the English-speaking world.
In this crucial time, a strong statement by you and your Government can make an important difference.
We look forward to your response.
Dr Jeff Sparrow, author and editor
Lizzie O’Shea, Social Justice Lawyer, Maurice Blackburn
Professor Noam Chomsky, writer and academic
Antony Loewenstein, journalist and author
Mungo MacCallum, journalist and writer
Professor Peter Singer, author and academic
Adam Bandt, MP
Senator Bob Brown
Senator Scott Ludlam
Julian Burnside QC, barrister
Jeff Lawrence, Secretary, Australian Council of Trade Unions
Professor Raimond Gaita, author and academic
Rob Stary, lawyer
Lieutenant Colonel (ret) Lance Collins, Australian Intelligence Corps, writer
The Hon Alastair Nicholson AO RFD QC
Brian Walters SC, barrister
Professor Larissa Behrendt, academic
Emeritus Professor Stuart Rees, academic, Sydney Peace Foundation
Mary Kostakidis, Chair, Sydney Peace Foundation
Professor Wendy Bacon, journalist
Christos Tsiolkas, author
James Bradley, author and journalist
Julian Morrow, comedian and television producer
Louise Swinn, publisher
Helen Garner, novelist
Professor Dennis Altman, writer and academic
Dr Leslie Cannold, author, ethicist, commentator
John Birmingham, writer
Guy Rundle, writer
Alex Miller, writer
Sophie Cunningham, editor and author
Castan Centre for Human Rights Law
Professor Judith Brett, author and academic
Stephen Keim SC, President of Australian Lawyers for Human Rights
Phil Lynch, Executive Director, Human Rights Law Resource Centre
Sylvia Hale, MLC
Sophie Black, editor
David Ritter, lawyer and historian
Dr Scott Burchill, writer and academic
Dr Mark Davis, author and academic
Henry Rosenbloom, publisher
Ben Naparstek, editor
Chris Feik, editor
Louise Swinn, publisher
Stephen Warne, barrister
Dr John Dwyer QC
Hilary McPhee, writer, publisher
Joan Dwyer OAM
Greg Barns, barrister
James Button, journalist
Owen Richardson, critic
Michelle Griffin, editor
John Timlin, literary Agent & producer
Ann Cunningham, lawyer and publisher
Alison Croggon, author, critic
Daniel Keene, playwright
Dr Nick Shimmin, editor/writer
Bill O’Shea, lawyer, former President, Law Institute of Victoria
Dianne Otto, Professor of Law, Melbourne Law School
Professor Frank Hutchinson,Centre for Peace and Conflict Studies (CPACS), University of Sydney
Anthony Georgeff, editor
Max Gillies, actor
Shane Maloney, writer
Louis Armand, author and publisher
Jenna Price, academic and journalist
Tanja Kovac, National Cooordinator EMILY’s List Australia
Dr Russell Grigg, academic
Dr Justin Clemens, writer and academic
Susan Morairty, Lawyer
David Hirsch, Barrister
Cr Anne O’Shea
Kathryn Crosby, Candidates Online
Dr Robert Sparrow, academic
Jennifer Mills, author
Foong Ling Kong, editor
Tim Norton,  Online Campaigns Co-ordinator,  Oxfam Australia
Elisabeth Wynhausen, writer
Ben Slade, Lawyer
Nikki Anderson, publisher
Dan Cass
Professor Diane Bell, author and academic
Dr Philipa Rothfield, academic
Gary Cazalet, academic
Dr David Coady, academic
Dr Matthew Sharpe, writer and academic
Dr Tamas Pataki, writer and academic
Miska Mandic
Associate Professor Jake Lynch, academic
Professor Simon During, academic
Michael Brull, writer
Dr Geoff Boucher, academic
Jacinda Woodhead, writer and editor
Dr Rjurik Davidson, writer and editor
Mic Looby, writer
Jane Gleeson-White, writer and editor
Alex Skutenko, editor
Associate Professor John Collins, academic
Professor Philip Pettit, academic
Dr Christopher Scanlon, writer and academic
Dr Lawrie Zion, journalist
Johannes Jakob, editor
Sunili Govinnage, lawyer
Michael Bates, lawyer
Bridget Maidment, editor
Bryce Ives, theatre director
Sarah Darmody, writer
Jill Sparrow, writer
Lyn Bender, psychologist
Meredith Rose, editor
Dr Ellie Rennie, President, Engage Media
Ryan Paine, editor
Simon Cooper, editor
Chris Haan, lawyer
Carmela Baranowska, journalist.
Clinton Ellicott, publisher
Dr Charles Richardson, writer and academic
Phillip Frazer, publisher
Geoff Lemon, journalist
Jaya Savige, poet and editor
Johannes Jakob, editor
Kate Bree Geyer; journalist
Chay-Ya Clancy, performer
Lisa Greenaway, editor, writer
Chris Kennett – screenwriter, journalist
Kasey Edwards, author
Dr. Janine Little, academic
Dr Andrew Milner, writer and academic
Patricia Cornelius, writer
Elisa Berg, publisher
Lily Keil, editor
Jenny Sinclair
Roselina Rose
Stephen Luntz
PM Newton
Bryan Cooke
Kristen Obaid
Ryan Haldane-Underwood
Patrick Gardner
Robert Sinnerbrink
Kathryn Millist
Anne Coombs
Karen Pickering
Sarah Mizrahi
Suzanne Ingleton
Jessica Crouch
Michael Ingleton
Matt Griffin
Jane Allen
Tom Curtis
John Connell
David Garland
Stuart Hall
Meredith Tucker-Evans
Phil Perkins
Alexandra Adsett
Tom Doig, editor
Beth Jackson
Peter Mattessi
Robert Sinnerbrink
Greg Black
Paul Ashton
Sigi Jottkandt
Kym Connell, lawyer
Silma Ihram
Nicole Papaleo, lawyer
Melissa Forbes
Matthew Ryan
Ben Gook
Daniel East
Bridget Ikin
Lisa O’Connell
Melissa Cranenburgh
John Bryson
Michael Farrell
Melissa Reeves
Dr Emma Cox
Michael Green
Margherita Tracanelli
David Carlin, writer
Bridget McDonnell
Geoff Page, writer
Rebecca Interdonato
Roxane Ludbrook-Ingleton
Stefan Caramia
Ash Plummer 


#14 - Hard Sun

Penso fosse nell'aria. Ma questo è irrilevante, ora è, è e basta. Alla faccia della sorte, delle buche sui marciapiedi, del maleodorato tanfo di Milano, di te che leggi e pensi "povero me". Abbiamo preso in mano gli strumenti, li abbiamo accordati, abbiamo deciso un modulo una direzione un verso, abbiamo preso il via. Non so dove ci porterà ma l'idea mi diverte molto, la prima prova è stata consacrata da salsicce melanzane e peperoni, ci siamo strappati finalmente un sorriso, più di un sorriso. Cosa manca?

Che cosa manca?

Che cazzo manca adesso?!

Che cosa manca...

Un'asta per il microfono. Il luccichio nei tuoi occhi.




Eddie Vedder - Hard Sun


When I walk beside her
I am the better man
when i look to leave her
I always stagger back again
Once I built an ivory tower
so I could worship from above
when I climb down to be set free
she took me in again
There’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world
When she comes to greet me
she is mercy at my feet
I see her inner charm
she just throws it back at me
Once I dug an early grave
to find a better land
she just smiled and laughed at me
and took her rules back again
There’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world
There’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world
Once I stood to lose her
and I saw what i had done
bowed down and threw away the hours
of her garden and her sun
So I tried to want her
I turned to see her weep
40 days and 40 nights
and its still coming down on me
There’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world
There’s a big
a big hard sun
beating on the big people
in the big hard world

domenica 5 dicembre 2010

#13 - Humor autoprodotto

Crisi di governo.
Silvio Berlusconi viene messo con le spalle al muro dai suoi più stretti collaboratori che hanno deciso di sbarazzarsene una volta per tutte.
Inizia il declino inesorabile del premier, il quale, una volta estromesso dalla carriera politica, viene torchiato dalla stampa e dalla magistratura per tutti guai giudiziari raggirati negli anni.
Viene istituito un maxi-processo a suo carico. Il giudice:
"La giuria è oggi qui riunita per giudicare tutti le azioni scandalose di cui è accusato Silvio Berlusconi. L'imputato ha qualcosa da dichiarare?"
"Madame Bovary c'est moi!"


"Voltaire diceva che il cielo ci ha dato due cose per controbilanciare le molte pene della vita: il sonno e la speranza. Avrebbe potuto mettere nel conto anche il riso", I. Kant

venerdì 3 dicembre 2010

#12 - Facciamo un po' come cazzo ce pare

Quirinale: rispetto delle prerogative. Verdini: "Ce ne freghiamo" (3/12/2010)


giovedì 2 dicembre 2010

#11 - Senza Titoli

Una penna distesa sull'ennesimo quaderno di esercizi di meccanica finito, strabordante di formule del cazzo. Nick Drake a fare compagnia - Which will you go for? - una boccata d'aria gelida e lo sguardo incerto sempre un po' più in là, magari oltre la siepe che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. The time goes by, no time to cry

http://www.youtube.com/watch?v=LKGS0tm_Loo